In un epoca dove chi non sa cantare, non sa scrivere o comporre musica, parla in un autotune e compra stream falsi per taroccare il proprio profilo Spotify e farsi notare dai media, io spendo giorni, mesi, anni, a sperimentare per trovare la giusta via per la mia musica e fare un disco di esordio che soddisfi le mie aspettative. Tutto ciò ha senso? Per me si, perché credo che non dobbiamo farci trascinare dalla piena, non dobbiamo fare “ciò che va nel momento” ma ciò che riteniamo giusto e bello in assoluto in base a tutta la nostra esperienza e che resterà nel tempo.
Badret – 19/04/2022
L’affermazione riflette un contrasto tra la superficialità dell’industria musicale contemporanea e l’approccio profondo e impegnativo verso la creazione musicale personale.
Si evidenzia una critica nei confronti di un panorama musicale che sembra favorire l’apparenza rispetto alla sostanza, dove l’uso massiccio di autotune e altri stratagemmi artificiali per ottenere visibilità è sempre più diffuso.
Si sottolinea un impegno prolungato, dedicato a sperimentare e ad esplorare percorsi unici per la propria musica, contrastando l’effimero e l’istantaneo con la ricerca della qualità intrinseca, autentica e duratura.
Si invita a resistere alla corrente del momento e a perseguire invece la creazione di qualcosa di intrinsecamente bello e giusto, fondato sull’esperienza personale e sull’onestà artistica, piuttosto che sulle tendenze temporanee.
In definitiva, l’affermazione sottolinea la necessità di rimanere fedeli alla propria visione artistica e alla ricerca della verità musicale, non lasciandosi influenzare dalle mode del momento ma puntando a creare qualcosa di significativo e durevole che rispecchi l’autenticità dell’artista nel tempo. È un richiamo all’importanza di resistere alla pressione della popolarità immediata e concentrarsi invece sulla creazione di opere che perdurino nel tempo per la loro bellezza intrinseca e autentica.
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